Mi sono seccata
2022
Ceramiche smaltate, dimensioni variabili
Azione performativa con video documentazione, 33 lastre in terracotta, serie fotografica 60×40 cm
Montelupo Fiorentino, Firenze
Mi sono seccata è un lavoro di natura performativa, un ‘operazione relazionale e scultorea nata durante la residenza a Montelupo Fiorentino in Toscana. Durante i primi giorni di workshop ho lavorato con i partecipanti sui concetti di relazione, contatto, spazio e reciprocità con il corpo attraverso dei gesti relazionali.
Gli stessi gesti ho provato a metterli in connessione con il territorio Montelupino ed in particolare ho deciso di soffermarmi sulla Pesa, il fiume femmina che attraversa il paese, come presenza/assenza del paesaggio di questa terra. Ho cercato di esplorare, attraverso una camminata performativa sulla Pesa, quello che resta del passaggio dell’acqua che ora non c’è più: un’azione a cielo aperto, un segno di land art.
Ho deciso di utilizzare l’argilla del luogo – la terra rossa di queste zone – per imprimere la memoria del mondo fluviale utilizzando delle lastre che ricalcano il paesaggio. Ne emerge una costellazione di segni, di reperti archeologici del suolo. Il mio corpo si sostituisce all’acqua: accarezza e si appoggia con il suo peso sulla Pesa: su pietre, legni, ciottoli, piante.
I’ve Dried Up
2022
Glazed ceramics, variable dimensions
Performative action with video documentation, 33 terracotta slabs, photographic series 60×40 cm
Montelupo Fiorentino, Florence
I’ve Dried Up is a performative work—a relational and sculptural operation conceived during an artist residency in Montelupo Fiorentino, Tuscany. In the early days of the workshop, I worked with participants on the concepts of relationship, contact, space, and reciprocity, using the body through relational gestures.
I then sought to connect those gestures to the Montelupo landscape, focusing in particular on the Pesa, the “female” river that runs through the town, seen here as both a presence and an absence within the local environment. Through a performative walk along the riverbed, I explored what remains of the passage of water that is no longer there—an open-air action, a sign of land art.
I chose to work with local clay—the red earth typical of the region—to imprint the memory of the fluvial world, using slabs that trace the features of the landscape. What emerges is a constellation of signs, like archaeological remnants of the soil. My body becomes a substitute for the missing water: it caresses and presses its weight upon the Pesa—on stones, wood, pebbles, and plants.
